10.02, International Day of Women and Girls in Science
- Volontariato Sarpi
- 10 feb 2021
- Tempo di lettura: 2 min
La scienza è sempre stata un ambiente ingiustamente proibitivo per il genere femminile: in Europa le ragioni “culturali-tradizionali” hanno sempre voluto una donna sottomessa e casalinga e per secoli si è considerata cosa impensabile che una figura femminile potesse cimentarsi in studi scientifici e raggiungere grazie ad essi alti livelli.
Guardando il bicchiere mezzo pieno diremmo che oggi molte cose sono cambiate, che si sono fatti enormi passi avanti in questo senso. Eppure in passato chissà quanti ingenui avrebbero storto il naso o si sarebbero irrispettosamente messi a ridere venendo a sapere che tra i futuri orgogli italiani per il progresso e le scoperte scientifiche ci sarebbero state delle donne. Nient’altro che vergognosa incredulità e mendace derisione, che avrebbero rivelato la reale atrocità di questa meschina e ignorante esclusione, di questa insensata inibizione di un intero genere da ogni posizione che potesse clamorosamente esaltarne l’intelletto a discapito della dominante mentalità patriarcale e maschilista.
E invece sono nate delle personalità magnifiche, brillanti, delle totali eccellenze mondiali dal punto di vista scientifico, ma anche e soprattutto donne testimoni delle ingiustizie a cui avevano assistito con i propri occhi.
Un esempio emblematico è certamente quello di Rita Levi-Montalcini. Neurologa Premio Nobel per la medicina nel 1986 e personaggio dal valore sociale talmente rilevante da rappresentare un “unicum” per le vicende vissute (a partire dalle persecuzioni razziali), in vita ha sempre espresso interesse fervido nella questione femminile e volontà di riscatto e di denuncia. Una sua famosa citazione è “Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società”.
In Italia siamo ricchi di scienziate di fama internazionale e un esempio attuale e assolutamente significativo è quello di Fabiola Gianotti, che già da sei anni è direttrice del CERN di Ginevra. Personalità eccezionale anche dal punto di vista umano, è la prima direttrice del centro di ricerca internazionale ad essere selezionata per un secondo mandato (di seguito, per giunta).
Quante altre validissime scienziate si potrebbero citare!
Ebbene, ciò che veramente inquieta è che, pur avendo esempi così eclatanti e virtuosi di donne che dimostrano il torto assoluto di chi credeva nel maschilismo scientifico, risulti ancora oggi più difficile per le scienziate che non per gli scienziati giungere ad alti livelli. Gli ostacoli “mentali” sono i pregiudizi , quelli “fisici” le limitazioni, le numerose disuguaglianze e le ridicole differenziazioni nel trattamento (tutela, retribuzione, ecc.); per non parlare poi dei soprusi che le scienziate si trovano spesso a subire…
Piuttosto nota è la vicenda di Rosalind Franklin, la cui figura è stata adombrata senza alcun riconoscimento da quegli stessi scienziati a cui attualmente si attribuisce la scoperta della struttura del DNA, i celebri Watson e Crick - ricordiamo, insigniti assieme a Wilkins del Nobel. Ma ahimè chissà quante Franklin tutt’oggi subiscono prevaricazioni simili!
La lotta contro la disuguaglianza di genere non è finita, è inutile negarlo nonostante i passi avanti. L’uguaglianza vera è ancora lontana. Senza dubbio la scienza è uno dei terreni più caldi e che più può creare scalpore e mobilitazione da questo punto di vista.
Sottocommissione cultura
Comments